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Il viaggio della memoria di Iaia

Il tema della fotografia che torna sui luoghi fotografati a distanza di anni è stato praticato spesso nella storia della fotografia sia da parte dei fotografi che tornano sugli stessi luoghi a distanza di anni per testimoniarne i cambiamenti, sia da parte di fotografi che ripercorrono luoghi già fotografati e ampiamente noti in una sorta di rivisitazione non solo fisica ma anche psicologica e concettuale. Famosi sono alcuni esempi, per restare alla storia della fotografia che riguarda l’Italia contemporanea, della località di Scanno, fotografato dai maggiori fotografi internazionali, da Cartier–Bresson a Mario Giacomelli alle migliaia di fotografi meno noti che hanno eletto a meta di pellegrinaggio fotografico il paesino arroccato sugli Appennini abruzzesi; o ancora il famoso lavoro Un paese che Paul Strand realizzò a metà degli anni Cinquanta a Luzzara insieme a Cesare Zavattini e che poi fu ripreso vent’anni dopo da Gianni Berengo Gardin.

Teodoro Iaia (Brindisi, 1972), attualmente presidente dell’Associazione InPhoto di Brindisi, ha realizzato un lavoro in cui il ritorno su alcuni luoghi fotografati diventa un percorso esclusivamente personale alla ricerca di luoghi immortalati nelle fotografie personali e familiari che sessant’anni prima realizzò suo padre. Si è recato quindi nei luoghi – quelli classici dei tour turistici alla scoperta dell’Italia: da piazza San Pietro alla Fontana di Trevi a Roma, dalla Reggia di Caserta a Napoli e Pompei – dove si era fatto fotografare suo padre e ha realizzato autoritratti cercando lo stesso punto di vista e mimando la stessa posizione assunta dal genitore. Un progetto che Teodoro Iaia ha voluto concretizzare realizzando un volumetto molto sentito e personale intitolato Siamo stati qui, stampato in una edizione limitata di 300 copie numerate e firmate, che verrà presentato dall'autore e da Sara Munari mercoledì 13 dicembre, alle ore 19,00, presso la Spazio Raw a Milano (corso di Porta Ticinese, 69)

Il volume presenta nelle doppie pagine le coppie di fotografie che ritraggono lo stesso luogo prima nella fotografia del padre e poi in quella recente con l’autore, ed è arricchito da un racconto breve di Tita Tummillo De Palo. Un’idea coraggiosa quella di Teodoro Iaia, che si è messo in gioco personalmente mettendoci la faccia, come si usa dire ricorrendo a questa non brillante locuzione così abusata: interessante il connubio tra il bisogno personale dell’autore di confrontarsi con la figura del padre e contemporaneamente con il concetto di tempo in fotografia.


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